A fronte di pubblicazioni di articoli di cronaca sulla stampa locale, che
riguardano episodi di presunta predazione da parte di esemplari di lupo,
affermando anche proposizioni spesso prive di evidenze scientifiche, corre
l’obbligo pubblicare anche una serie di dati e informazioni, queste sì, basate
su ricerche ed evidenze scientifiche. Nella convinzione che una informazione
corretta possa essere solo di aiuto ad una discussione serena e basata sui
fatti e non “sul sentito dire” vi inviamo quanto di seguito redatto da valenti
esperti del settore.
Gruppo Alta Maremma Camera Trapping
UOMINI E LUPI – CACCIATORI ANTICHI
Quanto sotto esplicato è emerso dai relatori intervenuti al Convegno
Nazionale che si è svolto a Barberino di Mugello il 13/5/2017 organizzato in
sinergia dall’Associazione Canis Lupus Italia e dalla Associazione RIVA
(Rinascita Venatoria Ambientale).
Quello che preme far conoscere, sono alcuni numeri ed alcuni concetti
fondamentali che dovrebbero entrare a far parte del sapere comune anche per
sfatare credenze e dicerie totalmente false.
Va da sé che si debba trovare una linea di equilibrio nella convivenza
fra il predatore, gli allevatori e il resto della comunità ivi compresi i
cacciatori. Pertanto ci accingiamo ad elencare una serie di informazioni
rilevate da ricerche scientifiche incontrovertibili.
1 – La consistenza numerica della specie Canis Lupus Italicus sul
territorio nazionale è stimata in circa 1800/1850 esemplari distribuiti
su tutto l’arco appenninico dal Sud Italia fino al ricongiungimento delle Alpi
e sulle Alpi stesse soprattutto Orientali. Il conteggio è stato fatto
analizzando il DNA di tutte le tracce rinvenute, le fatte, le carcasse di lupi
morti, monitoraggi con collare, osservazioni dirette sul campo, per questo il
margine di errore è risibile. Nella sola Toscana sono presenti circa 109 gruppi
stabili (1 gruppo consta di circa 4/5 soggetti, totale circa 550 esemplari
distribuiti su tutto il territorio regionale).
2 – Lo studio del DNA ha peraltro permesso di individuare fenomeni di
ibridazione in modo localizzato. Lo studio del DNA ha peraltro
permesso di escludere fenomeni di ibridazione con i cani in molte zone
d’Italia, ad esempio al sud e sulle Alpi, dove il DNA canino è oggi
praticamente assente. Diversa la situazione in Italia centrosettentrionale dove
gli ibridi sono documentati (in Toscana circa il 25-30% dei nuclei monitorati).
Allo stato delle conoscenze attuali gli ibridi selvatici si comportano
esattamente come i lupi e non si dimostrano più confidenti o più inclini a
predare animali domestici. La normativa attualmente in essere non permette
interventi letali su questi animali.
Questo sfata completamente una delle dicerie sulla presenza di ibridi le
cui predazioni sarebbero molto più deleterie sia per gli allevamenti che per
l’uomo. Altro fatto fatto invece la numerosa presenza soprattutto al Sud di
cani randagi.
3 – Il Lupo, al contrario del comune sentire, è un animale che si adatta
bene a molte situazioni ambientali e molto elusivo. Se pensavamo ad un animale
che vive solo sulle montagne lontano dai centri abitati ci sbagliavamo. Si è
spinto fino alla Pianura Padana lungo le rive del Po’, dove è stato osservato e
studiato addirittura in campi di mais.
I Lupi non sono stati reintrodotti, ci sono sempre stati, ma questa sua
espansione è dovuta principalmente alla totale protezione di cui gode e alla
grande ricchezza di fauna selvatica delle nostre montagne. Non esiste paese
europeo che possa vantare una così grande densità di ungulati selvatici (cinghiali,
caprioli, daini, cervi e mufloni) come in Appennino e sulle Alpi. Se si
aggiunge la presenza di innumerevoli allevamenti soprattutto di ovini, si
capisce che le risorse alimentari per il Lupo sono pressoché inesauribili. Il
Lupo si riproduce solo ed esclusivamente se le risorse alimentari sono
sufficienti.
4 – Da uno studio effettuato in Maremma (Provincia di Grosseto) analizzando
il contenuto delle feci e di stomaci di lupi trovati morti si è redatta una
classifica delle abitudini alimentari del Lupo.
I gruppi di lupi in salute ed in equilibrio predano:
Cinghiale 44,44%
Capriolo 21,37 %
Daino 13,68%
Lepre 10,26%
Istrice 5,98%
Tasso 3,42%
Animali dom. 0,85%
Ovviamente queste percentuali possono variare secondo le zone ma il
concetto fondamentale è che i lupi in branco cacciano precipuamente fauna
selvatica. Gruppi destrutturati, cioè privati del maschio o della femmina
Alpha, tendono a rivolgersi alla fauna domestica, molto più semplice da
catturare.
Questo significa che, per esempio, procedere all’abbattimento del 5% dei
lupi presenti sul Territorio Nazionale come era previsto da Piano Lupo del
Ministero dell’Ambiente, su pressante richiesta degli allevatori, destrutturando
gruppi familiari, potrebbe solo peggiorare la situazione per ovvie ragioni.
Inoltre il 5% è una cifra insignificante che non cambierebbe di una virgola
l’esito delle predazioni aumentando quelle a discapito della fauna domestica di
allevamento.
Avrebbe poi un costo esorbitante per il dispiego di personale qualificato
ed il tempo impiegato.
5 – C’è comunque una percentuale piuttosto elevata di mortalità della
specie, dovuta principalmente al conflitto fra cacciatori e specie
(avvelenamenti), al bracconaggio, agli investimenti stradali ed infine ad opera
degli stessi allevatori.
6 – Non sono stati documentati attacchi di lupo su esseri umani. L’ultimo
attacco documentato risale alla fine del 1800.
7 – Occorre trovare un punto di equilibrio fra la presenza ormai
costante del predatore ed il mondo degli allevatori, dei cacciatori ed infine
della società civile. L’area di conflitto problematica risulta essere quella
con gli allevatori che lamentano, non sempre a ragione, la distruzione delle
greggi o di singoli capi di bestiame.
Nel sud del Paese molto spesso i danni sulle greggi vengono procurati da branchi di cani randagi dando poi la colpa al lupo.
Nel sud del Paese molto spesso i danni sulle greggi vengono procurati da branchi di cani randagi dando poi la colpa al lupo.
7bis – I cacciatori non devono vedere il Lupo come sanguinario antagonista
ma come un “collega” che caccia sempre nei limiti delle proprie necessità
alimentari e nelle regole dettate dalla natura.
8 – Conclusioni: sia la presenza di fauna selvatica ungulata che quella del
lupo, sono una ricchezza per l’intero territorio nazionale, ed è
necessario rivolgere, da parte dello Stato e delle Regioni una cospicua dose di
risorse economiche impiegandole per esercitare la prevenzione. Questo
significa, ove possibile, aiutare gli allevatori con recinzioni e cani da
guardia selezionati e specializzati e con cospicui indennizzi ove i danni
dovessero oltrepassare i limiti di tollerabilità.
Da parte degli allevatori sarebbe richiesta onestà, dato che a fronte di aziende soprattutto piccole che hanno avuto danni importanti, ve ne sono altre, soprattutto di medie e grandi dimensioni che si lamentano a prescindere, riguardo agli attacchi di lupo.
Da parte dei cacciatori sarebbe richiesto un salto di qualità per uscire
dall’“ignoranza” che spesso li induce a comportamenti scorretti e
deleteri. Ciò non significa che questi danari vadano sprecati, perché il
mantenimento di questo Status è già tuttora un volano di lavoro ed economia
indotta (vedi caccia agli ungulati) , anche turistica.
In questo sono illuminanti le esperienze pratiche, provate sul campo, nella
Montagna Aretina, sotto la guida ed il controllo del Dott. Mattioli, come pure
le esperienze che si stanno facendo nella regione Emilia Romagna dove è
impegnato il Dott. Duccio Berzi.
La Regione Toscana ha invece praticamente cancellato dal proprio bilancio
le somme minime necessarie da spendere in prevenzione, lasciando così di fatto
soli al proprio destino sia gli allevatori che il Lupo.
Dott. DAVIDE PALUMBO – Biosfera – Biologo esperto in osservazioni
Ambientali.
Prof. FRANCO PERCO – Direttore del Parco Nazionale Monti Sibillini .
Dott. CANIGLIA – Ricercatori I.S.P.R.A. Ministero Ambiente
Dott. GALAVERNI
Dott.sa FABBRI
Dott. LUCA MATTIOLI – Dirigente Prov. Arezzo serv. Tutela Fauna – Caccia e
Pesca. –
Dr. DUCCIO BERZI – Ricercatore – Ass. Canis Lupus Italia
Prof. SILVANO TOSO – Già Direttore INFS (Istituto Nazionale Fauna
Selvatica) oggi I.S.P.R.A (Istituto Ministero Ambiente per la protezione e la
Ricerca sulla Fauna Selvatica)
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